martedì 13 febbraio 2007

acqua privata? no grazie!

Alla fine del dicembre 2006 l’AATO (autorità d’ambito territoriale ottimale, responsabile della gestione delle acque) della Provincia di Pavia e la Regione Lombardia hanno sottoscritto un “protocollo di intesa” che prevede da un lato ingenti investimenti pubblici (si parla addirittura di 700 milioni di euro) per l’ammodernamento della rete idrica e dall’altro l’obbligo di messa a gara della gestione del servizio di erogazione dell’acqua, col rischio che questo venga aggiudicato ad aziende private.

Vedi la notizia dal sito della regione Lombardia

L’accordo si colloca nel contesto della legge regionale 8 agosto 2006, che prevede la separazione obbligatoria della “attività di gestione delle reti dall’attività di erogazione dei servizi” obbligando i Comuni ad affidare quest’ultima ad imprese private; proprio l’obbligatorietà dell’affidamento a privati, però, è stata impugnata dal Governo come incostituzionale.

L’erogazione del servizio, cioè

tutte le attività legate alla fornitura agli utenti finali del servizio stesso, ivi incluse le attività di manutenzione di reti e impianti

(L.R. 12 dicembre 2003 n° 26)

avviene, stando alla legge lombarda,

secondo le discipline di settore, e nel rispetto della normativa dell’Unione Europea, con conferimento della titolarità del servizio a società di capitali individuate attraverso l’espletamento di gare con procedure ad evidenza pubblica

(d.lgs. 267/2000, art.113 comma5, lettera a)

Ricordiamo che la lettera a) del citato art. 113 è solo la prima delle tre opzioni previste dalla normativa statale; rimane infatti tuttora in vigore la lettera c) che prevede l’affidamento in house, e a cui fa riferimento il programma elettorale sottoscritto dall’Unione a Pavia in occasione dell’elezione del Sindaco Capitelli.

In un contesto di grande confusione normativa, dunque, (mentre si attende il giudizio della Corte Costituzionale sulla regolarità della legge lombarda, il Governo sta discutendo il d.d.l. Lanzillotta che dovrebbe rendere in ogni caso obbligatorio l’affidamento del servizio di erogazione dell’acqua ad attori pubblici), la AATO di Pavia ha approvato all’unanimità un provvedimento di notevole gravità per molti motivi:

1- L’affidamento dell’acqua ai privati, che la gestiranno secondo criteri economici e di mercato alla stregua di una merce qualsiasi è incompatibile con la sua natura di bene pubblico, da gestire invece con criteri e parametri di natura sociale. L’acqua, infatti, è un elemento essenziale alla vita di ogni essere vivente sul pianeta ed è un diritto umano fondamentale; tutti devono disporne ed è necessario che il suo utilizzo sia improntato a criteri di risparmio, equità e sostenibilità (ad oggi, un miliardo e 300 milioni di persone nel mondo non hanno accesso all’acqua potabile).

2-Il provvedimento è stato approvato all’unanimità senza che i mezzi di informazione ne abbiano dato adeguata informazione alla cittadinanza e spesso senza che si siano svolti dibattiti nei 190 consigli comunali stessi i cui rappresentanti sono poi sono stati chiamati a votarlo. Si tratta dunque di un problema di democrazia: chi stabilisce gli indirizzi fondamentali per le strategie dei singoli comuni? dov’è il metodo partecipativo spesso –come nel caso di Pavia - fissato nello statuto e istituzionalmente affidato ai consigli circoscrizionali?

A Pavia, inoltre, siamo di fronte ad un atto che è in netto contrasto rispetto ad un ordine del giorno votato a maggioranza dal Consiglio Comunale stesso.

3- La privatizzazione dell’acqua, nascosta nella elegante confezione di “protocollo d’intesa con la regione”, prevede da un lato ingenti investimenti pubblici nel potenziamento delle infrastrutture idriche, e dall’altro l’affidamento della gestione delle stesse ai privati. Si ripropone quindi un modello di gestione fallimentare che affida ai privati i profitti mentre il pubblico si fa carico della maggior parte degli oneri.

Per contrastare questa decisione dell’AATO pavese si è costituito un comitato provinciale che ha come principale obiettivo l’opposizione alla privatizzazione dell’acqua nella provincia di Pavia, ma che, aderendo alla campagna “acqua pubblica”, ( www.acquabenecomune.org ) proposta dal “forum italiano dei movimenti per l’acqua”, promuove la raccolta firme per una legge di iniziativa popolare che ribadisce la natura di bene pubblico e diritto umano inalienabile dell’acqua.

Il comitato sta organizzando iniziative di dibattito pubblico – la prima si è tenuta a Voghera l’1 febbraio scorso, scarica i contributi audio della serata - volantinaggi e banchetti di raccolta firme che hanno lo scopo di informare e sensibilizzare la cittadinanza su questi temi.






Mozione di Massimo Nizzoli presentata in Consiglio Circoscrizionale Pavia Ovest

I sottoscritti consiglieri


Massimo Nizzoli, ,…..……….
Richiamato l’art. 27, comma 1 dello statuto comunale, che definisce la circoscrizione organismo di “decentramento, di partecipazione e di consultazione popolare e di gestione dei servizi di base”;
Considerato che ai sensi dell’art. 31, comma 2 è potere dei Consigli circoscrizionali deliberare la presentazione di mozioni al Consiglio Comunale;
che il Consiglio Comunale, per le funzioni affidategli dall’ordinamento degli enti locali, nonché per quanto previsto dall’art. 9 dello Statuto, è “titolare della funzione di indirizzo e controllo politico-amministrativo nei confronti degli altri organi di governo, dell’organizzazione comunale e delle strutture di gestione dei servizi”;


Avuta conoscenza che in data 18.12.2006 è stato votato e approvato a maggioranza del Consiglio Comunale un Ordine del Giorno che chiedeva


che il Consiglio Comunale si esprime per difendere il diritto pubblico in materia di proprietà , gestione ed erogazione dei servizi idrici;
che la decisione di contrastare la Legge Regionale 18/2006 abbia la dovuta diffusione per coinvolgere la cittadinanza in questa materia di primaria importanza invitando i rappresentanti dei Comuni nell’ ATO a prendere un impegno per garantire il diritto pubblico all’acqua.


Constatato che, come rilevabile dal sito istituzionale della Regione Lombardia, è stata firmata un'Intesa in materia di risorse idriche tra Regione e Pavia per dar vita alla prima sperimentazione in Italia di un nuovo sistema di governo complessivo delle acque.
Che tale convenzione è stata siglata dal presidente dell’A.ATO di Pavia Delio Todeschini sulla base del voto unanimemente favorevole dei 190 sindaci dell’Ato nell’Assemblea del 21/12/2006;


Ritenuta la scelta della gestione del bene pubblico acqua, di primaria importanza per la vita di tutti i cittadini, tale da rendere ogni atto adottato dal Comune a tal riguardo “fondamentale”, ai sensi del 4 comma dell’art. 23 del Regolamento dei Consigli Circoscrizionali


CHIEDONO AL CONSIGLIO COMUNALE di PAVIA


di conoscere gli indirizzi sulla base dei quali il sindaco o il suo rappresentante in sede di ATO, ha espresso parere favorevole sulla convenzione con la Regione Lombardia;
di sapere se tale convenzione è coerente con l’o.d.g. approvato dal Consiglio Comunale in data 21/12/06;
che, ai sensi del 4 comma dell’art. 23 del regolamento dei Consigli Circoscrizionali, sia avviata una consultazione con tutti i consigli circoscrizionali per rendere effettiva la loro partecipazione “alla formazione degli atti fondamentali del Comune”;
che l’amministrazione, infine, si impegni ad aprire un ampio e reale confronto, oltre che con i suoi organi istituzionalmente “partecipativi”, con la città e le forme associative interessate, sulle strategie gestionali che si intendono definire per la gestione dell’acqua nell’Ato di Pavia;

Intesa Regione-ATO Pavia per la gestione

28 Dicembre 2006
Acqua, intesa Regione-ATO Pavia per la gestione

700 milioni per sperimentare una nuova forma di governo delle risorse idriche

Lombardia Notizie

Con la firma di un'Intesa in materia di risorse idriche, Regione e Pavia hanno dato vita alla prima sperimentazione in Italia di un nuovo sistema di governo complessivo delle acque.
Il documento, sottoscritto dal direttore generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità della Regione, Raffaele Tiscar, e dal presidente dell'ATO (Ambito Territoriale Ottimale) della Provincia di Pavia, Delio Todeschini, riguarda due obiettivi fondamentali. Il primo: consentire all'ATO di Pavia di stilare un Piano per incrementare e ottimizzare le reti di acquedotto e di fognatura della provincia e finanziare gli investimenti necessari (già stimati in circa 700 milioni).
Il secondo: realizzare il modello gestionale innovativo, previsto dalla legge regionale, basato sulla separazione della gestione delle reti (di proprietà pubblica, cioè degli enti locali, e affidate a società interamente pubbliche) dalla erogazione del servizio (da affidare tramite gare pubbliche, in un contesto di corretta competizione).

Lo scopo, chiarisce l'assessore alle Reti e Servizi di Pubblica Utilità, Massimo Buscemi, "è far crescere un vero progetto di politica industriale, capace di raggiungere gli obiettivi di efficienza e quindi di qualità ed economicità del servizio. A tutto vantaggio, insomma, del cittadino, che è e resta il nostro primo interlocutore".
Apprezzamento è stato espresso dal presidente dell'ATO di Pavia, Delio Todeschini: "Questo accordo pilota ci garantirà il supporto della Regione Lombardia anche per gli aspetti finanziari ed è destinato a produrre effetti positivi sulle tariffe. Sono molto soddisfatto per la condivisione che si è verificata nel nostro territorio, che si è espresso con il voto unanimemente favorevole di 190 sindaci nell'assemblea del 21 dicembre".

La Regione garantirà direttamente uno specifico supporto tecnico-operativo per la costruzione di un Piano d'ambito adeguato (tempo 5/6 mesi), senza mai interferire peraltro con le scelte in merito agli investimenti da realizzare e agli indirizzi gestionali e societari, che resteranno nella piena responsabilità degli Enti locali.
Attraverso Finlombarda, poi, la Regione assicurerà il supporto tecnico-legale e finanziario con il Fondo Public Utilities (non a fondo perduto ma con uno strumento che prevede un ritorno del finanziamento erogato, in modo da generare ulteriori finanziamenti a favore di tutto il territorio lombardo). (Ln)

Appello per l'acqua pubblica in Lombardia

APPELLO PER L’ACQUA PUBBLICA IN LOMBARDIA


Questo Appello è rivolto in particolare a tutti i consiglieri comunali e provinciali della Lombardia, ai sindaci e presidenti di province lombarde, all’Unione delle Province Lombarde (UPL), ma anche agli eletti di tutte le istituzioni locali italiane, in quanto riteniamo che quanto è in gioco in Lombardia peserà su tutta la politica nazionale in materia di gestione dei servizi idrici.

Con questo Appello, come Contratto Mondiale sull’Acqua chiediamo a tutti di esprimersi, far conoscere la propria opinione, prendere impegni coerenti con quanto sostenuto in molte occasioni e con quanto si va affermando nel Governo nazionale.

L’informativa.

Con l’ultimo atto del Consiglio dei Ministri, che ha impugnato per incostituzionalità la legge della Regione Lombardia n. 18/2006 sui servizi pubblici locali, si fa un ulteriore passo verso l’affermazione della natura pubblica del servizio idrico italiano, sia nella proprietà che nella gestione.

E’ bene elencare i passi fatti finora dalla coalizione governativa:

  • L’affermazione scritta nel programma elettorale dell’Unione che l’acqua è pubblica nella proprietà e nella gestione.

  • La proroga al 31 Dicembre 2007 della scadenza posta dalla legge nazionale per l’affidamento dei servizi idrici a livello di ATO.

  • Il disegno di legge c.d. Lanzillotta che esclude le reti e il servizio idrico dalle liberalizzazioni.

  • L’impugnativa alla legge regionale della Lombardia.

Se le parole hanno un senso, questi atti vanno tutti in un’unica direzione, quella di sottrarre l’acqua alle privatizzazioni, anzi: con quanto detto e scritto dalla maggioranza si può dire che nel nostro paese è fatto divieto di ricorrere alla gestione privata dei servizi idrici.

Ma siccome la legge lombarda va in tutt’altra direzione e non verrà fermata dall’impugnativa dei Ministri, si viene a creare nel nostro paese un pericoloso precedente, si palesa una complessa situazione legislativa, una macroscopica incertezza del diritto per tutti gli enti locali e per tutti i cittadini su una materia di principio, come quella della natura giuridica di un bene comune e di un diritto imprescrittibile come l’acqua e i servizi che ne garantiscono l’accesso.


Due parole sulla legge regionale della Lombardia.

La legge lombarda obbliga gli ATO provinciali a privatizzare i propri servizi idrici attraverso la messa a gara obbligata del servizio di erogazione.

Concepita in sordina, nella calura del fine luglio-inizio agosto, mesi degli agguati istituzionali, nella regione economicamente più importante, la legge prospetta colossali fusioni societarie tra SpA a capitale pubblico e private: AEM, MM, ASM, AMSA, ecc…, è perciò un qualcosa che viene calato come un maglio sui percorsi legislativi in atto a livello nazionale, con il duplice intento: di vanificare i passi intrapresi finora dal governo dell’Unione e creare un colossale precedente per tutta l’Italia.

Con quanto scritto nella legge regionale si può dire che in Lombardia è fatto divieto di ricorrere alla gestione pubblica dei servizi idrici.

Un bel contrasto con quanto matura a livello nazionale

La legge perciò si presenta come una pesante offensiva politica delle multiutility italiane: ACEA, HERA, ASM, AMGA,… e internazionali: SUEZ, VEOLIA, …, delle banche: Intesa, Fideuram (quella che si è comprata la pubblicità su tutti i maggiori giornali italiani per dire che l’acqua sarà il business del futuro prossimo), Monte dei Paschi di Siena… e dei soliti affaristi all’italiana Caltagirone e soci.

La legge è incostituzionale e in palese contrasto con la legge Galli e con le modifiche introdotte con le finanziarie al Testo Unico sui servizi locali.

E in generale è in contrasto con tutta la legislazione nazionale ed europea esistente, dal momento che non vi è alcuna altra norma che obbliga ad andare a gara per privatizzare.

I contrasti di legittimità e costituzionalità della legge lombarda si sostanziano in almeno tre questioni di fondo:

  1. L’invenzione dell’erogazione.

Illecita ed incostituzionale è l’introduzione di tale concetto.

E’ fatta al solo scopo di aggirare tutte le legislazioni esistenti, le quali pur essendo fortemente caratterizzate in senso liberista, non obbligano mai alla privatizzazione, ma nella peggiore delle ipotesi parlano di proprietà pubblica e di affidamento della gestione che può avvenire secondo tre modalità: con gara che privatizza totalmente, con gara che privatizza almeno il 40% del pacchetto azionario o con società totalmente pubblica attraverso l’affidamento “in house”.

Tutte le regioni italiane nel legiferare si sono mosse dentro questi vincoli nazionali.

Invece la Lombardia, unico caso al mondo, accanto alla proprietà e alla gestione, si inventa una ulteriore divisione, quella dell’erogazione del servizio che, a detta della Regione, può e deve essere esclusivamente privata. La sottile differenza tra la gestione e l’erogazione del servizio, è un incredibile mistero. Siamo quindi di fronte ad un vero e proprio imbroglio.

  1. L’obbligatorietà alla privatizzazione.

Illecita ed altrettanto incostituzionale

Nessuna regione può obbligare gli ATO a privatizzare i servizi idrici, limitandone i poteri, e non può porsi in contrasto con la legge nazionale.

Invece la Regione Lombardia fa obbligo a tutti gli ATO provinciali di mettere a gara l’erogazione, fatto salvo per l’ATO della città di Milano.

Un attacco diretto oltretutto a quegli ATO, come quello della provincia di Lodi, che hanno espresso chiaramente la volontà di gestire in house il proprio servizio idrico.

  1. La questione di Milano città.

La legge regionale lombarda fa una deroga all’obbligatorietà solo per l’ATO della città di Milano e questo per il semplice fatto che nel disegno di Letizia Moratti e di Formigoni, il servizio idrico della città deve essere privatizzato non tramite gara ma tramite assorbimento di MM (dove sta parcheggiata l’acqua) da parte di AEM.

Il problema posto dall’iniziativa della Regione Lombardia va quindi al cuore di un problema che è costituzionale e di cultura giuridica.

Pone la questione: l’acqua, il diritto al suo accesso, le modalità con le quali vengono garantiti questo diritto e determinati i suoi costi e a chi sono a carico, è questione nazionale e costituzionale che riguarda l’eguaglianza dei cittadini italiani?

Oggi anche in virtù del colpo di mano lombardo, siamo in presenza della più totale disparità e indeterminatezza.

Perché ad una legislazione già confusa si sovrappone una interpretazione del federalismo e della modifica al titolo V della Costituzione che dà alle regioni poteri in materia di servizi idrici.

Ma se questa fosse la vera interpretazione, la legge Galli non avrebbe più alcun valore e nemmeno il Testo Unico degli enti locali, risulterebbe del tutto inutile il disegno di legge Lanzillotta, del tutto impossibile per l’Italia formulare una posizione nazionale in seno alla UE e al Parlamento Europeo in merito ai servizi pubblici privatizzabili da sottoporre alla direttiva Bolkestein.

E d’altro canto tutte le altre leggi regionali sono state concepite nel rispetto della legge Galli e del Testo Unico, anche dopo la modifica del Titolo V della Costituzione.

La stessa legge regionale lombarda ha dovuto inventarsi l’erogazione per by-passare le leggi nazionali.

La realtà è che siamo in presenza di una assurda e anarchica confusione legislativa e in materia di principi costituzionali, di leggi quadro nazionali, che dovrebbero orientare il nostro paese sulla natura giuridica del servizio acqua.

La natura economica e privata (cioè che “priva” di un diritto collettivo) o la natura pubblica e garantita del diritto naturale ad un bene comune come l’acqua potabile, è questione di principio che riguarda l’intero territorio nazionale, pena la perdita di una identità nazionale, la possibilità del nostro paese di esprimere posizioni politiche nelle sedi internazionali: della UE, della Banca Mondiale, in merito ai negoziati del WTO.


Conclusioni

L’escalation delle contraddizioni iniziate con la legge Galli sono ormai arrivate nel concreto delle scelte locali all’ingestibilità e si scontrano con la volontà espressa dal Governo attuale.

La legge della Lombardia rischia di far naufragare ogni certezza del diritto in tutto il paese.



Alcune proposte per la discussione

Il problema del che fare.

Mettere ordine nelle scelte di principio sull’acqua, questo si pone ormai come esigenza improrogabile.

Per prima cosa ci chiediamo se non è il caso di rivedere il federalismo da apprendista stregone, del titolo V della Costituzione che sta creando non pochi disastri. Il presidente della Camera dei Deputati Fausto Bertinotti ha parlato di modifiche, lo prendiamo in parola e in particolare per quanto riguarda l’acqua e il servizio idrico.

Inoltre chiediamo a tutti gli eletti nelle istituzioni locali lombarde, in particolare a quelli della provincia di Milano, di non stare più in questo inspiegabile silenzio. Fatevi sentire, finora solo la Provincia di Lodi si è fatta sentire in maniera chiara.


Con questo Appello Vi chiediamo due impegni:

1) Vi chiediamo di aderire e di aiutarci a raccogliere le firme sulla proposta di legge d’iniziativa popolare sull’acqua, elaborata dal Forum dei Movimenti per l’Acqua ( www.acquabenecomune.org ).

2) Più nello specifico per la Lombardia, Vi chiediamo di aprire la discussione nei Vostri Consigli Comunali e Provinciali sulla possibilità di abrogazione della legge regionale lombarda n. 18/2006. In base allo Statuto regionale è sufficiente che a richiederlo siano 50 consigli comunali o 3 consigli provinciali.


Due impegni molto semplici, ma in linea con quanto detto e scritto dall’Unione.

Emilio Molinari

(presidente del Comitato Italiano per un Contratto Mondiale sull’Acqua)

Milano, 23 ottobre 2006


Inviate le adesioni a: info@contrattoacqua.it , indicando nell’oggetto: APPELLO PER L’ACQUA PUBBLICA IN LOMBARDIA, specificando cognome, nome e carica ricoperta.

O.d.g. sull'acqua approvato dal Consiglio Comunale di Pavia


COMUNE DI PAVIA

Prot. Gen. 32634/06

Pavia, 20.11.2006


N. XXIX

ORDINE DEL GIORNO PRESENTATO DALLA CONSIGLIERA CAPPELLETTI E ALTRI IN OPPOSIZIONE ALLA PRIVATIZZAZIONE DELL’ACQUA.


L’acqua è un bene comune e un diritto imprescindibile di ogni persona, che va difeso da ogni tentativo di privatizzazione.

La Regione Lombardia , con l’approvazione della Legge n. 18/2006 obbliga gli ATO provinciali, di natura pubblica, a privatizzare i propri servizi idrici attraverso la messa a gara obbligata del servizio di erogazione , in aperto contrasto con tutta la legislazione nazionale ed europea esistente.

Il governo Prodi ha impugnato per incostituzionalità la legge n. 18/2006, ribadendo l’affermazione della natura pubblica del servizio idrico italiano, sia nella proprietà che nella gestione.

Si ricordano le azioni fatte finora dalla coalizione governativa:

  • l’affermazione scritta nel programma elettorale dell’Unione che l’acqua è un bene pubblico;

  • la proroga al 31 dicembre 2007 della scadenza posta dalla legge nazionale per l’affidamento dei servizi idrici a livello di ATO.

  • Il disegno di legge c.d. Lanzillotta che esclude le reti e la gestione dell’acqua dalle liberalizzazioni.

La natura economica e privata (cioè che “priva” di un diritto collettivo) o la natura pubblica e garantita del diritto naturale ad un bene comune come l’acqua potabile, è questione di principio che riguarda l’intero territorio nazionale, pena la perdita della possibilità del nostro paese di esprimere posizioni politiche in merito nelle sedi internazionali.

Queste premesse sono parte di un appello che il Comitato per un Contratto Mondiale sull’Acqua sta sviluppando in tutte le realtà istituzionali lombarde e la provincia di Lodi si è già espressa in modo chiaro contro la legge regionale.

I sottoscritti consiglieri comunali


CHIEDONO


  1. che il Consiglio Comunale si esprime per difendere il diritto pubblico in materia di proprietà , gestione ed erogazione dei servizi idrici;

  2. che la decisione di contrastare la Legge Regionale 18/2006 abbia la dovuta diffusione per coinvolgere la cittadinanza in questa materia di primaria importanza invitando i rappresentanti dei Comuni nell’ ATO a prendere un impegno per garantire il diritto pubblico all’acqua.





F.to

Cappelletti, Magni, Trimarchi, Mastropietro, Ditomaso, Minella, Locardi,Ghezzi, Castagna, Cinquini, Meriggi, Duse, Spedicato, Campari.